L’università e le donne: un ultimo approfondimento elaborato dall’Osservatorio Talents venture e riportato da Il Corriere della Sera, evidenzia un’importante trasformazione in atto nel mondo degli studi universitari.
Il 17,71% delle donne iscritte all’università frequenta un corso Stem ed intende quindi laurearsi in un corso di Laurea scientifico.
I dati si riferiscono all’Anno Accademico 2017-2018 e portano alla luce il valore più alto degli ultimi dieci anni.
Ma non è tutto. Un altro importante dato riguarda la provenienza delle studentesse interessate: al Sud la percentuale tocca il 19,2% e in Abruzzo raggiunge addirittura il 20,8%.
Nella stessa ricerca, “Gender gap nelle lauree Stem”, viene evidenziato come la particolarità dei risultati sia data anche da una leggera contrazione del numero delle ragazze iscritte fra il 2009 e il 2015, in contrapposizione al gruppo Stem, rimasto sostanzialmente lo stesso.
Da precisare, inoltre, che all’interno delle cosiddette discipline scientifiche sono inclusi anche dei corsi più artistico -letterari come “Conservazione dei beni culturali”, dove si registra una presenza femminile all’81%.
Alte anche le percentuali femminili nei corsi sanitari-paramedici e geo-biotecnologici (tra il 73% e il 65%).
Ancora nella media, invece, il numero di studentesse iscritte a corsi di laurea di ingegneria, industriale, elettronica e informatica (anche se la quota è aumentata di ben 5 punti negli ultimi 10 anni).
E i risultati? Le studentesse eccellono anche nei voti di Laurea e nei tempi di completamento degli studi, rispetto ai colleghi maschi.
Le performance non sono le stesse per la collocazione post-università: dopo 5 anni dalla Laurea in discipline scientifiche, il tasso di occupazione è pari all’85%, mentre la percentuale degli uomini impiegati è uguale al 92%.
Con un sguardo all’Europa, l’Italia è al terzo posto con circa il 37% delle studentesse iscritte a corsi Stem (la media europea è del 32%).